Ho capito già da tempo che il mio modo di esprimermi è troppe volte influenzato dal mio interloqutore. È un limite che credo non mi appartenga in esclusiva e per questo vorrei parlarne senza pudore. L'apprendimento difficoltoso della mia seconda lingua (il tedesco) in età scolastica ..
Essere con i piedi per terra significa giudicare un sentimento profondo come l'amicizia o l'amore una follia. I nostri istinti celebrali sono continuamente all'erta che non via sia mai troppo ardore, generosità, sincerità o lealtà su ciò che proviamo. Appena ci spingiamo oltre dovremmo calcolare il rischio se ne valga la pena e del tornaconto che verrà.
È un titolo da affrontare con coraggio e senza titubanze. Ma per chi impiego il mio trascorrere? Si traduce in autoriflessione o se preferiamo esplorazione del proprio trasparire. Più il pozzo è profondo e più impiega il sasso a giungere al fondo, così questo mio scritto non giungera al fondo in quanto si è posto ben altri fini.
Parlo di due eccessi, rappresentati, l'uno , dal vivere le proprie passioni senza limite e alcuna forma di disciplinamento tramite morali o pubbliche ottusita. L'altro eccesso, dall'opporre invece alle passioni una resistenza assoluta.
È fondamentale concedersi ad ogni cambio di stagione alcune escursioni dello spirito. Le altre più a portata di mano fatte di gite all'aria aperta con amici sono ugualmente importanti, anche se meno decisive al proprio benessere interiore.
Quale compagno di lettura scegliere e in quali luoghi immergersi in simbiosi con la natura?
03/11/2009
Ho capito già da tempo che il mio modo di esprimermi è troppe volte influenzato dal mio interloqutore. È un limite che credo non mi appartenga in esclusiva e per questo vorrei parlarne senza pudore. L'apprendimento difficoltoso della mia seconda lingua (il tedesco) in età scolastica dato dalla mia ostinata riluttanza nel volerla parlare, crearono nel mio inconscio una forma di sudditanza verso tutta quella cultura al tempo nuova per me, e un orgoglio sproporzionato verso l'italianità. In seguito alle difficoltà scolastiche legate unicamente alla comprensione o alle valutazioni degli insegnanti spesso critici, mi chiusi sempre più nella mia italianità a scapito dei risultati scolastici. Tutto cambiò con gli anni e l'accettazione oltre alla maturata comprensione, fecere si che non distinguevo più in quale lingua comunicare. Riusci a distinguermi sul lavoro e l'apprendimento negli studi informatici, oltre alla mia assidua passione per lo studio della conoscenza che variava per diversi interessi.
La mia personalità era ormai immune dai primi ostacoli linguistici, per fare posto ad'una maggiore sicurezza e sopratutto interesse per la lettura e in genere ogni forma di conoscienza. La mia assidua passione per la lettura fu come manna per appagare la mia fame di affermarmi e regalarmi periodi intensi di appagamento interiore. A tal punto che mi proposi di leggere intere opere di alcuni tra i più famosi scrittori e filosofi della storia. Da loro appresi tramite le loro esperienze sull'importanza di indagare per conto proprio e di non dare mai per scontate le verità altrui. Vi era anche un metodo per giungere non tanto alla verità comune ad'altri ma al convincere il più possibimente le persone attraverso la retorica (dal greco rhetoriké téchne, arte del dire). Essa secondo un criterio per il quale ad una proposizione segua una conclusione, si propone di persuadere tramite una tesi per uno specifico uditorio. Questa arte ebbe origine nel mondo ellenico attorno al V secolo a.C., nell'ambito della Sofistica.
Oggi quest'arte di persuadere è da intendersi soprattutto come una forma di suggestione, totalmente avulsa da ogni esigenza di giungere a una conoscenza o un convincimento basati su argomenti razionali e sulla produzione di prove e argomenti a favore. Se poi in quest'arte aggiungiuamo citazioni scientifiche o avvenimenti del passato rafforzeremo il discorso di convincimento. Dipende poi dal grado di conoscenza di chi ascolta la nostra retorica persuasiva. Se essa è di basso livello gli slogan retorici saranno banalmente semplici e privi di grosse argomentazioni. Un'esempio lo abbiamo oggi dallo sforzo e dagli investimenti dell'industria ad ogni livello per la pubbilicità. Sembra che un prodotto venga acquistato in base all'investimento retorico e non al reale bisogno.
Il mio scrivere sulla virtù retorica si riferisce alla pratica di esprimermi meglio che mi consente, di riuscire ad ottenere qualcosa dal parlare. Spesso mi ingegno di allegorie ovvero metafore animate, antifrasi come a una persona che ha fatto qualcosa di davvero stupido dico: Ma come sei intelligente! Parlando poi per "Antonomasia" cioè sostituendo un nome con una qualità per caratterizzare un determinato nome (come l'eroe dei due mondi - Garibaldi) o lo psiconano riferendomi a Berslusconi ecc..
Parlando poi per "Eufemismi" sostituisco parole troppo crude o negative con altre più attenuate allo scopo di essere meno brutali. Vi sarebbe poi l'ironia che è uno dei miei cavalli di battaglia. In definitiva credo che sia sempre saggio usare meno vocaboli possibili dialogando con qualcuno, traendo beneficio dagli strumenti sopra enuciati, usando parole "diverse" da quelle che sarebbero necessarie per esprimere semplicemente un concetto. In Circolo concludo questo scritto dicendo che la virtù retorica si adatta a tutti i casi nella vita in cui attraverso il parlare vogliamo raggiungere uno scopo particolare. Essendo sempre il caso di agire per uno scopo diventiamo tutti più virtuosi e retorici ma per degli scopi benefici sia per se stessi come per il prossimo. ▲
02/07/2009
Essere con i piedi per terra significa giudicare un sentimento profondo come l'amicizia o l'amore una follia. I nostri istinti celebrali sono continuamente all'erta che non via sia mai troppo ardore, generosità, sincerità o lealtà su ciò che proviamo. Appena ci spingiamo oltre dovremmo calcolare il rischio se ne valga la pena e del tornaconto che verrà. Imbruttiti da codeste speculazioni la realtà che a noi appare, è in un perpetuo stato falsato e lottando contro ciò che l'istinto di sopravivenza chiede ma non ottiene siamo in una lotta interiore continua. Più che le mie azioni o reali intenzioni contano i pensieri o propositi che l'altro potrebbe annidare nella sua mente oscura o speculatrice.
Vivendo così nel dubbio e sospetto la reattvità della nostre azioni dilaga e si trasforma in un'apatico vagare verso mete meno rischiose. Pur sapendo che il fiore più raro e bello si trova in cima sulla vetta più alta, le tempeste di moralità e i venti dell'ipocrisia ci adagiano ai piedi della vita da scalare. Troppo i rischi da superare a quelle alture cui non siamo adatti. Accontentandoci dell'apparenza e giudizio altrui, il corpo non sapendo come mentire a dispetto della mente più fragile segue il suo andare fatto di seduzione e richiamo con i suoi segnali di adescamento.
Avere il coraggio di andare sull'orlo di un abisso spaventoso per conoscere la felicità più intensa, che ci colmi di petali amorosi e brillanti fatti di poesie, le più sublime, rende l'esistenza utile ai solo intenditori e temerari.
Tutta la mia seduzione verso l'oggetto del desiderio significa rendermi più fragile, venire meno, rinunciando a poteri o segni di forza. La vulnerabilità è sempre in agguato, e la solitudine incombe. Ma una volta arrivati alla cima e con delicatezza colto l'oggetto del mio desiderio, l'appagamento per brevi istanti sarà totale e in un'ininterrotta pioggia di emozioni mai inesplorate per pochi istanti di vera gioia, mai vissuta sin d'ora la mente si placherà dimenticandosi di esistere e ragionare.
Con i piedi tra le nuvole la sana follia svuotata di buon senso e terreno da riempire, vivrà questa lacerazione dello spirito con il proprio divino in pochi istanti. Li ricordo così i momenti più intensi di amore o felicità nella mia vità. Tutto il resto l'intera infrastruttura creata dalla società inconsciamente con i suoi numerosi castelli di sabbia tende ad'allontanarci sempre più da quei ricordi.
È questo che viene definito dolore e abbandono. Il segreto è saper giocare in questa danza di chiamata delusione, o mancanza di gesti, sguardi e amore. Danzare nel proprio se stessi e assaporare il calice della vita così seducente e mai cosi ebbro da sconsolarmi delle aspettative mai realizzate. La posta in gioco nella seduzione è provocare e deludere il desiderio, la cui unica verità è brillare della sua luce e restare deluso.
Volere trasportare un'altra persona all'interno del nostro universo, nella nostra ragnatela con il vigore e l'audacia dei forti alla quale l'oggetto del desiderio non potrà opporre alcuna resistenza.
Il fatto che il desiderio sia o non sia soddisfatto, non cambia niente. La passione, una volta dichiarata, pretende molto più che la soddisfazione, vuole tutto e soprattutto l'impossibile: l'infinito in un essere finito.
Ciò che brucia in noi e ci fa innamorare è il sapere che stiamo amando e qualcuno ci sta ponendo attenzione, addentrandosi nella nostra intimità più remota svelandoci il nostro vero io ancora inesplorato per essere stati troppo con i piedi per terra. ▲
15/06/2009
È un titolo da affrontare con coraggio e senza titubanze. Ma per chi impiego il mio trascorrere? Si traduce in autoriflessione o se preferiamo esplorazione del proprio trasparire. Più il pozzo è profondo e più impiega il sasso a giungere al fondo, così questo mio scritto non giungera al fondo in quanto si è posto ben altri fini. O quale degna definizione dare a questa mia riesumazione dei pensieri? Sarebbe altrettanto gradevole come in amore nel quale l’avida brama tra due persone e seguendo il cieco verso naturale si trasforma in un nuovo, impetuoso desiderio di conoscere l'altro.
Vado in cerca di amicizia, di approvazione o di autocompiacimento?
La mia gaia visione sulla vita è segnata dalle mie capacità trasformiste di adattamento, senza fini veri o apparenti. Spesso le decisioni importanti colte dalla brama di troppa ragionevolezza, lasciarono in me più dubbi che evidenze. Ripeto il mio antico malessere o vizio di ricamare all'infinito, in stile Socratico ogni tema che attiri la mia attenzione.
L'importanza di trattare l'argomento, di usare la giusta dialettica e l'arte di convincimento da esercitare, prevale sul risultato finale di giudizio. Dovrei assistere con più responsabilità il paziente che alberga nella mia geniale stoltezza. La rinuncia di concludere un ciclo di vita fatta di amicizie sbagliate, attività insane e falsi pregiudizi è urgente e improrogabile. In questa palestra chiamata vita questa ginnastica mentale chiamata riflessione, è indispensabile, se si vuole continuare a sentirsi, con gioia, padroni di se stessi.
Sono forse prerogative di residui giovanili queste mie profondità, all'inverso della chiarezza o saggezza acquisita con l'età? Sono un buon imitatore di profondità intellettiva direbbe lo stolto che risiede in me!
Questo inizio sulla profondità rischia di perdersi a inizio cammino, decifrando il mio andamento mentale, estraendolo direttamente dal pensiero nato adesso stesso. Come non maltrattare chi mi legge con dubbi sulla mia integrità e chiarezza, oltre la capacità nell'affrontare simile argomento? Desidero scrollarmi di dosso le catene con cui la vita abitualmente mi avvince.
Il mio scopo più sublime non attinge alla ricchezza e questo si era capito in partenza, la noia attanaglia gli impazienti nel capire a quali profondità ci siamo già mossi.
Se mi dicessi che mi propongo come unico scopo una conoscenza sempre più profonda del vero, dovrei saper rinunciare senza rimpianto, di buon grado, a molte delle cose che per gli altri hanno valore! Quanta zavorra dovrei liberare per volteggiare libero e redento da ogni paura al di sopra di uomini, morali, regole e una sconfinata marea di luoghi comuni! ▲
03/06/2009
Parlo di due eccessi, rappresentati, l'uno , dal vivere le proprie passioni senza limite e alcuna forma di disciplinamento tramite morali o pubbliche ottusita. L'altro eccesso, dall'opporre invece alle passioni una resistenza assoluta. Togliendo loro ogni possibilità di soddisfacimento. Mancando di vera personalità l'individuo aliena dapprima le sue emozioni e poi le proprie esigenze innate. È un governare privo di controllo il primo, e un governare di specie tirannica delle passioni che alle passioni nega ogni libertà il secondo. Dovendo argomentare con coerenza e precisione queste mi affermazioni, queste due modi di vivere le passioni in forme diverse e opposte io le vedrei di una stessa debolezza, di una stessa malattia. Questa armoniosa simmetria di contrasti dovrebbe portare ad'una terza via di accettazione senza remore e l'abbandono completo al flusso della vita. Prendendo come esempio il dio greco Dionisio il quale impersonava, in età classica, il delirio mistico e l'ebbrezza. In questa immagine mitologica dell'impulso vitale, della creatività, del desiderio colto nel suo aspetto più produttivo e pre-razionale, io colgo la forma passionale più verace. Come un buon viandante che nel suo andar vagando incontra diversi modi di interpretazione della vita, e sempre nuove forme di verità, egli sarà cosciente esclusivamente alla fine del suo viaggio che nessuna delle mete prefisse dalla sua iniziativa avranno soddisfacimento. In nome del dio denaro commercializzano le più svariate teorie prestate da antiche saviezze, come la danza cosmica che consente uno scambio di energia fra gli esseri umani e il Cosmo. Il Kama Sutra che al di là dell'interpretazione occidentale a sfondo erotico, è in gran parte una guida su come essere un buon cittadino e parla delle relazioni fra uomini e donne. Varie sezioni scisse dal cristianesimo che interpretano a modo loro la parola di Cristo. Le più bizzarre scuole di lucro per il benessere psicofisico e spirituale, come la naturopatia, l'intuizione sciamanica, la preghiera e innumerevoli pratiche spirituali. Tutto questa industria dello spirito si alimenta della debolezza umana. La debolezza, la malattia consistono nelle circostanze per cui seguono, si assecondano per forza gli stimoli che si ricevono. E che dire della celebre frase di Thomas Mann: La malattia è degna di venerazione perché serve ad affinare l'uomo e renderlo intelligente ed eccezionale. Come orientarsi in questo bosco di idee, proposte di ogni genere per non cadere nel materialismo/consumismo a cui ormai il gregge fedele segue i propri pastori? Sarebbe triste vivere in perenne stato di dire no alle proprie passioni, confondendosi con le medicine sopra descritte. Vi è poi la passione per un'altro essere, che significa essere travolti da un intenso coinvolgimento emotivo e sensoriale. Avviene una liberazione del proprio sentire nei confronti dell’altro. Non essendo un modo traumatico di subire gli eventi, bensì collaborativo fra sentimenti e ragione. L'istinto in parte domina gli eventi ma come un fluire del fiume delle sensazioni e delle emozioni, che si insinuano e occupano ogni più piccolo spazio della mente e del corpo, che annullano le singole identità, al fine di creare, nella fusione dei corpi un'unica persona magica. La passione non può essere paragonata all’innamoramento, è qualcosa di diverso, è una esigenza di donare intense sensazioni ed emozioni. Ma vigila fedele la diffidenza che oltre ad'esprimersi anche con l’atteggiamento del corpo, con una rigidità muscolare che sembra mantenere una corazza che nasconde l’emozione. Se uno sconosciuto mostra un interesse verso di me (penso), attivo immediatamente una barriera emotiva e spesso anche corporea, che argini la propria eccitazione vissuta come pericolosa. Anestetizzando con ogni mezzo, compresa la fuga o l’allontanamento. Il paradosso è che la cosa più desiderata è anche quella che spaventa. Prevale l'insoddisfazione e senso di vuoto. La domanda finale che dovremmo porgerci è: chi mi riscalda, e mi amerà ancora? Chiedo mani ardenti o bracieri per il mio cuore niente di più! Essere felici può fare paura perché significa diventare protagonisti della propria vita. ▲
16/03/2009
È fondamentale concedersi ad ogni cambio di stagione alcune escursioni dello spirito. Le altre più a portata di mano fatte di gite all'aria aperta con amici sono ugualmente importanti, anche se meno decisive al proprio benessere interiore. Quale compagno di lettura scegliere e in quali luoghi immergersi in simbiosi con la natura? Assaporando il bene più grande non commerciabile ovvero il tempo. Libero da impegni e congegni tecnologici finalmente posso volare con la fantasia spesso repressa dal quotidiano. Un lumicino sempre veglia durante la giornata affinché questi momenti rubati allo stress moderno possano esaudirsi. Ho molti compagni di viaggio che mi danno ispirazioni forti e sublimi. È dentro il mio più intimo pensiero che trovo tutto il necessario per alimentare un senso di benessere totale. È una libertà disponibile a tutti che alberga in noi, ma pochi ne fanno uso. Spesso confondiamo il tempo con una ossessiva ricerca di guadagno, di attivarsi, impegnarsi e senza tregua non ci fermiamo più fino al crollo a tarda sera. Ma ci sentiamo soddisfatti del prodotto generato in forma di azioni esterne, occultando le richieste personali di intimità che noi stessi necessitiamo. Pensando alla ricerca dell'oro che oggi chiamiamo "neoliberalismo" fingiamo di non vedere la grande ipocrisia regnante. Ma in fondo ci interessa poco dato che riguarda gli altri. Si finge che ci sia una giustizia di scambio che in realtà non c`è, che esista un governo del mondo che non c`è. Coloro che noi offriamo la nostra fiducia tramite lo strumento democratico, controllano i programmi e le reti, mentre il resto del mondo la stragrande maggioranza non ha mai fatto una telefonata. Questa tanto propagandata rivoluzione tecnologica in realtà, anche se si vanta di usare la parola "privacy" ci spia e scheda per tracciare tramite delle statistiche le strategie migliori per produrre sempre di più seguendo ovviamente il nostro gusto. Io credo che questa globalita dia libertà solo ai più forti e non è riuscita a superare anzi ha peggiorato i rischi che l'umanità si porta dietro, come l'ecologia, il nucleare, il problema sanitario e alimentare che 3/4 dell'umanità subisce. È la mia ricerca dell'oro che non subisce quella dell'economia, ma l'unica e irripetibile formata dal mio volere, che non si sazia mai di conoscenza vera. La nostra cultura, la nostra identità e tradizioni spazzate via dalla globalita? Siamo membri ognuno della propria comunità e venderla per assimilarci al resto del mondo è segno di debolezza intellettuale.▲