Qualche mese fa chiedevo in un mio intervento alla Pagina di esprimersi sul valore del giornalismo libero. Non ho avuto risposte e non credendo a nessun servilismo di interessi da parte del giornale, nasce una domanda spontanea.
Spesso ho scritto sul sistema delle Lobby che controllano i politici, i media e noi persone, per renderci schiavi e manipolare a tutti i costi.
Vivendo anche io nella modernità, intendendo l’uso degli strumenti digitali come emarginazione delle forme istituzionali tradizionali a favore di strumenti più veloci, flessibili e mutevoli e soprattutto individuali, vorrei fare la seguente riflessione.
06.02.2016
Qualche mese fa chiedevo in un mio intervento alla Pagina di esprimersi sul valore del giornalismo libero. Non ho avuto risposte e non credendo a nessun servilismo di interessi da parte del giornale, nasce una domanda spontanea. Chi finanzia in Svizzera come in altri paesi la carta stampata, non sono coloro che hanno degli interessi affinché vengano scritte delle cose piuttosto che altre? Rispettando il parere del Signor Petta che si esprime in modo alquanto preciso sul tema “La sovranità politica sta morendo”, amerei di più il titolo “la sovranità dei cittadini sta morendo”. Chi si impegna nel sociale o in politica dovrebbe aspirare essenzialmente alla difesa della collettività e non alla propria poltrona. Citerei come modello di impegno civile del momento, Giulio Regeni il giovane ricercatore torturato e ucciso al Cairo. Si dirà che il ragazzo era in stretto contatto con il mondo sindacalista, e come attivista (peraltro straniero) faceva scomodo al governo militare di Al Sisi, che dal golpe del 2013 alimenta la repressione civile giustificandola con la guerra al terrorismo. Ecco credo che si dirà tutto questo di Regeni, riservandoli tutti gli onori con un funerale di stato alla presenza delle più alte autorità. In un lapsus di informazione libera, io accuserei apertamente l’Egitto che è in coda a tutta le classifiche mondiali per rispetto della libertà di stampa, della repressione messa in atto dopo il golpe, segnalando singoli casi e numeri alla mano parlerei delle condizioni delle donne e altre ingiustizie. Ma come per la visita del ministro Iracheno dallo zerbino Renzi, si tacerà ogni verità in nome degli affari in corso. Le imprese italiane impegnate in Egitto sono oltre un centinaio. Operano in diversi settori: su tutti gli idrocarburi, poi ci sono le costruzioni, l’energia, il tessile, meccanica e anche il settore bancario. Non manca quasi nessuno dei big. C’è l’Eni, e poi Banca Intesa San Paolo, Italcementi. Oltre 5 miliardi di euro. Tanto vale l’interscambio commerciale fra l’Italia e l’Egitto. Io non credo nella sovranità politica, non perché non la ritengo giusta, ma per le seguenti argomentazioni che seguono. Diciamoci la verità: la piccola Italietta (così come la stessa Germania) può ben poco da sola di fronte alla crisi economica internazionale, la crisi del debito e il cortocircuito che si è creato tra debito bancario e debito pubblico sono tutti fenomeni internazionali e come tali necessitano soluzioni globali. Mentre la nostra politica parla da anni sulla legge di stabilità, e le opposizioni di turno sono sempre contro tutte le proposte a secondo del tornaconto elettorale e della propria poltrona, e in Svizzera chi non è nei Comites o altre organizzazioni sputa veleno di ogni tipo, economia e finanza ragionano globalmente. Se i titoli di Stato di un Paese sono detenuti da un istituto di credito in un altro, o se una determinata realtà economica investe in un altro Paese, va da sé che la questione non è più strettamente nazionale. Qualche anno fa leggevo sulla lungimirante della classe politica che dovrebbe indirizzare l’attenzione dei cittadini, invece che sulla difesa della propria sovranità nazionale, verso un rafforzato potere di controllo da parte del Parlamento europeo (eletto direttamente dai cittadini. Si ragionava su come attuare la protezione del principio di solidarietà comunitario nel caso di un Paese in difficoltà (vedasi Grecia), una maggior partecipazione popolare e tanto altro. Cosa ci dicono gli eventi di questi ultimi anni? Esattamente ciò che viene detto oggi per raccogliere più voti nelle campagne elettorali di mezza Europa. Riappropriamoci della sovranità nazionale e della nostra moneta, chiudiamo le frontiere ai profughi, difendiamoci dagli stranieri criminali (vedi Svizzera). Secondo voi esiste una comunità unita e solidare di italiani in Svizzera? Magari ai tempi di Schwarzenbach cera unione dettata dal degrado e dalle umiliazioni che dovevamo subire. Ma oggi tutto è cambiato e al di fuori delle generazioni di prima e seconda generazione o degli addetti ai lavori, a nessuno interessa il mondo delle associazioni e dei rappresentanti politici. Leggo da anni sul vostro giornale, delle promesse in tempi di elezioni, di rivendicazioni e di lotte per pagare meno tasse sulle proprie proprietà, dibattendosi nei sempre meno frequenti incontri con il mondo dell’immigrazione, sulla chiusura dei consolati, sulla burocrazia inefficace, sui pagamenti in ritardo ecc. La vera forza di coraggio da parte di tutti noi, che ancora crediamo nella favola della sovranità e generosità dello stato italiano, sarebbe di unire tutte le forze per imporre i nostri diritti nel paese in cui viviamo, e di cui siamo cittadini di seconda categoria. Mobilitandoci per esempio, a respingere con slogan convincenti di votare contro “Iniziativa per l'attuazione”, che permetterebbe ad un giudice di espellere un cittadino privo di passaporto svizzero nel caso abbia commesso dei reati giudicati criminali. Tutti i cittadini di uno Stato di diritto, inclusi gli stranieri hanno il diritto di essere sentiti prima che venga pronunciata una sanzione contro di loro. Se l’«iniziativa per l’attuazione» sarà adottata, questi diritti verranno meno e lo Stato di diritto sarà compromesso. Vi sembra poco come motivo almeno di discussione o dibattito? La verità è che tutto questo al di fuori del nostro mondo italico ci fa paura. Ci hanno inculcato sin da bambini che dobbiamo essere efficienti e rispettosi sul lavoro, pagare regolarmente i conti a fine mese, e rimanere muti per quanto riguarda ogni discorso politico. Solo per il fatto di non possedere la nazionalità svizzera, anche i secondos ben integrati verrebbero allontanati dalla famiglia e dagli amici per un reato minore. Eppure ce la meniamo tra di noi per faccende italiche di minore risonanza nella nostra vita quotidiana, per difendere i diritti di una minoranza ormai fin troppo integrata nel tessuto del paese che li ha cresciuti e di cui spesso posseggono la cittadinanza. Bisogna tenere presente che la finanza, i poteri forti le banche e la dittatura eurocratica, agisce con astuzia, posizionando il loro uomini privi di ogni mandato democratico (Monti, Letta e Renzi), e dopo che hanno svolto il loro compito vengono abbandonati al loro destino. Li chiamerei camerieri delle banche della finanza, in cui lo Stato che essi rappresentano, deve mettere il debito in balia dei mercati, pagare tassi di interessi astronomici perché non può indebitarsi direttamente con la BCE ad un tasso agevolato. È così che OGNI Stato europeo perde la sua sovranità. È così nata la dittatura europea guidata dalla finanza, dalle banche e dalle grandi corporazioni.
30/03/2016
25/09/2016
Vivendo anche io nella modernità, intendendo l’uso degli strumenti digitali come emarginazione delle forme istituzionali tradizionali a favore di strumenti più veloci, flessibili e mutevoli e soprattutto individuali, vorrei fare la seguente riflessione. La politica segna il passo rispetto a forme private emergenti come le banche, i veri proprietari dell’economia mondiale che determinano le cadute e destini dei popoli. Parlando di modernità, mi riferisco al mondo del Web2.O (i social network, i blog…). Non vorrei demonizzare l’uso o abuso della tecnologia sempre più invadente e presente. Il mio intento è di fare chiarezza sulle aziende che producono e diffondono un nuovo stile di vita con il nostro placido consenso, e di un uso e consumo delle nuove tecnologie per migliorarci la vita. Chiediamoci di come la nostra presenza digitale cambi i nostri rapporti di amicizie e sentimenti? Per gestori come Facebook o WhatsApp si tratta di veramente di gestire amicizie e storie d’amore, o piuttosto di gestire una raccolta di dati spropositatamente illimitata, che è tutt’altro che gentile? Non nasce il dubbio che questa folle velocità digitale, stia cambiando la natura dei nostri rapporti personali? Oggi alla velocità della luce nascono e muoiono le amicizie con un click, mentre più di vent’anni fa per più di un anno scrivevo alla mia futura moglie delle tenerissime lettere d’amore. Esse avevano oltre al pregio della frenetica attesa, il dono della lentezza, che faceva sì che la conoscenza dell’altra persona era più approfondita e spontanea oltre che limitata a due persone. Si entrava in un rapporto talmente intimo, che il resto del mondo era messo in disparte. Oggi al primo battito di ali o prurito, si proclama ad ogni “followers” e piattaforma il proprio gusto, stato d’animo, gioie e depressioni. Spesso i rapporti terminano come sono iniziati. Con un gesto del dito indice, che cancella dal nostro gruppo di amici la persona non più interessante per noi. È appurato che molte relazioni grazie ai media sociali riescano ad incontrarsi, superando così le loro paure e timidezze. Grazie all’uso del testo ed evitando la presenza fisica, molte persone esprimono meglio il loro interiore e osano andare oltre un primo rapporto tradizionale. Tutto questo relazionarsi immediato tramite il nostro smartphone, favorisce la vita individuale di ognuno di noi. Siamo liberi di creare e disfare rapporti senza alcun senso di colpa. Acquistiamo in tempo reale viaggi, oggetti, droghe, armi e cose impensabile un decennio fa. Se dovessimo spontaneamente rinunciare ad esempio a Facebook per un mese intero come reagiremmo? Ecco, dalle risposte, ognuno potrà capire che tipo di persona siamo, e il nostro stato di dipendenza. Alcuni dopo il mese di astensione reagirebbero in modo diverso. “Come se mi avessero tolto il mio giocattolo preferito”. “Come riprendersi una parte della propria vita, o il proprio diario”. “Facebook mi ha ridato finalmente accesso al mondo ecc.”. La difficoltà maggiore penso sia come riempire questa improvvisa quantità di tempo disponibile, prima così gestita senza sforzo e responsabilità alcuna. In definitiva staccare l’interruttore dei media sociali significa riprendersi la propria vita in modo intensivo, creando delle amicizie reali e gustando realmente il mondo e la natura attorno a noi. Se poi vogliamo indebolire le multinazionali dell’informazione, a cui il nostro destino e felicità non importa nulla, faremo un servizio gradito a tutta la comunità. Nonostante la nostra pigrizia mentale, sappiamo molto bene che i nostri interessi, vengono sfruttati come mangime digitale da usare per scopi commerciali, da vendere al miglior acquirente. Dunque un uso mirato a rendere le piattaforme digitali un servizio, che snellisca molte faccende burocratiche, per il voto diretto su faccende politiche, informi sull’andamento finanziario delle aziende in modo trasparente, sulla provenienza dei prodotti che acquistiamo, sull’andamento dei processi in corso da anni su faccende di mala politica, corruzione e stato di progetti edilizi aggiornati del mio comune. Potrei proseguire per pagine ma il messaggio è chiaro. L’utilizzo di Internet per prendere in mano la mia vita, senza darla in mano ad altri. Attivarsi politicamente sulla rete senza più deleghe, a personaggi che fanno del mandato ricevuto un mestiere a vita, con tutti i previlegi che ciò comporta. Per questo non rispondo al gentile invito di un membro politico, che ultimamente mi invitava ad aderire e partecipare attivamente. Fintanto che i partiti saranno uno contro l’altro, e regnerà l’odio e la dialettica della sopraffazione, i problemi dei cittadini verranno sempre messi in secondo piano. In un futuro non troppo lontano, questa nostro indolenza intellettuale e di partecipazione, farà in modo che un potere sempre più in mano a pochi, controlli intere economie e nazioni. Così da strumento di libertà e ipotetico villaggio globale degli amici e delle buone intenzioni, esso con nostro irresponsabile consenso diventerà l’oppressore principale di ogni democrazia e libertà. Se, invece, le persone cominceranno a punire economicamente i comportamenti furbeschi delle aziende, rendendosi conto che quei comportamenti sono a loro danno in quanto i soldi spesi non generano ricchezza, come dovrebbero, nella propria nazione, allora saranno le multinazionali a dover cambiare atteggiamento. Rispettiamo il nostro tempo e le nostre risorse, senza seguire ogni moda e consumi sfrenati che ci obbligano a lavorare sempre di più, dimenticando i reali scopi che ci danno felicità e gioia di vivere. Sfruttiamo lo strumento digitale per sapere ad esempio che i 14 Mio. di euro raccolti per la ricostruzione delle zone terremotate nelle Marche, corrispondono ad un anno di spese per trasportare il nostro presidente del consiglio Renzi nel l'Airbus 340-500 che accompagnerà il premier nei viaggi di Stato. Perché questa notizia non appare nei Tg o quotidiani nazionali mi chiedo? Ecco con l’ausilio della rete, io ottengo questa verità, che mi permetterà di valutare meglio le mie scelte nel giorno del voto. Lo stesso vale ovviamente anche per i nostri rappresentanti all’estero ecc.
L’ HOMO DIGITALIS è in grado di mettere in crisi gli Stati (banche) e addirittura di spiarli e metterne a nudo la debolezza. Basta crederci, rimanendo uomini e non diventare degli algoritmi.